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Home Filicudi Capo Graziano

L'appellativo di Capo Graziano deriva dalla traduzione errata dal dialetto di "crapaziano", da "crapa/crapazza" ed è una piccola penisola collegata al resto dell'isola da una lingua di terra larga 500 metri. A Filicudi la storia ha concentrato le sue tracce intorno al promontorio di Capo Graziano, sede di importanti scavi archeologici che hanno rilevato la presenza di un villaggio preistorico risalente al XVI secolo a. C. Il villaggio è situato sulla Montagnola di Capo Graziano e si raggiunge da Filicudi Porto percorrendo la lunga spiaggia dal cui termine si snoda un sentiero che sale fino ad un’ampia terrazza, dominante parte dell’isola.

All’inizio dell’età del Bronzo, genti nuove, venute da lontano, si stabilirono inizialmente in uno dei più vasti insediamenti preistorici delle isole Eolie (Piana del Porto - casa Lopez). Dopo alcuni secoli, agli inizi cioè del II millennio a. C., l'abitato si trasferì dalla riva del mare, indifendibile, alla sommità della sovrastante Montagnola del Capo Graziano, una cupola rocciosa a pareti scoscese quasi ovunque inaccessibili, che costituiva una vera fortezza naturale, in una posizione cioè molto più disagevole, ma molto più adatta alla difesa. E' evidente che lo spostamento fu imposto dall'insorgere di gravi preoccupazioni di difesa per le popolazioni costiere. Gli scavi svoltisi fra il 1956 e il 1969 si sono peraltro concentrati su un'ampia terrazza del fianco ovest della Montagnola, intorno alla quota 100. Sono state portate alla luce qui poco meno di una trentina di capanne di forma ovale, nelle quali sono state ritrovate numerose ceramiche indigene e micenee, ora conservate nel Museo Archeologico Eoliano di Lipari. Il villaggio ha probabilmente cessato di esistere in seguito ad una distruzione violenta nel corso del XIII sec. a. C., e mostra chiaramente, come il villaggio di Panarea, i segni di un incendio e della conseguente distruzione in seguito ad un evento catastrofico, probabilmente l’invasione da parte di un popolo nemico.

Lungo le pareti sud ed est della Montagnola è stata individuata anche una necropoli del tipo ad inumazione collettiva: i corpi venivano sepolti entro le cavità naturali esistenti nel durissimo terreno roccioso, impossibile da scavare.




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